Satellite UARS cadrà sul nord Italia. La Protezione civile: "No all'evacuazione, servono misure di auto protezione"
C'è anche l'Italia, o meglio il nord,
sulla traiettoria del satellite Nasa UARS, Upper Atmosphere Research Satellite, il veicolo spaziale che nel settembre 1991 fu collocato su un'orbita circolare in prossimità della navetta spaziale
Discovery e i cui frammenti stanno per rientrare in collisione con l'atmosfera terrestre.
Sulla base degli ultimi dati forniti dall'Agenzia Apaziale Italiana (
ASI), la previsione di rientro sulla terra è centrata intorno alle 19.15, ora italiana, di venerdì 23 settembre, con una "finestra di incertezza" che si apre alle 13 del 23 settembre e si chiude alle 5 del 24 settembre. All'interno di questo arco temporale, spiega la protezione civile che ha riunito, d'intesa con l'Asi, il Comitato operativo per analizzare gli scenari relativi al rientro sulla terra del veicolo spaziale, "non è ancora possibile escludere la remota possibilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere sul nostro territorio".
L'Italia potrebbe essere interessata dalla caduta di questi frammenti tra le 21.25 e le 22.03 di venerdì 23 settembre e tra le 3.34 e le 4.12 di sabato 24 settembre, coinvolgendo potenzialmente Valle D'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e le Province Autonome di Trento e Bolzano. "Allo stato attuale - spiega la protezione civile - non è quindi ancora possibile escludere la possibilità, corrispondente a una probabilità stimabile attualmente intorno allo 0,9%, che uno o più frammenti del satellite Uars possano cadere sul territorio italiano". Sarà possibile determinare con precisione l'area interessata e l'orario dell'impatto solo un'ora-40 minuti circa prima dell'evento stesso.
Il satellite ha una massa di 5.668 kg, è lungo circa 10 metri e ha un diametro di 5 metri. Nel 2005, dopo 14 anni di missione scientifica, il propellente residuo è stato utilizzato per modificare, abbassandola, l'orbita del satellite: otto manovre per contribuire alla disintegrazione dell'oggetto, ormai in fase di abbandono. Nelle prossime ore, nella notte tra venerdì 23 e sabato 24 settembre, il processo di decadimento naturale giungerà al suo epilogo, entrando in contatto con l'atmosfera terrestre. Sulla base delle simulazioni effettuate nel 2002 dalla Nasa, ipotizzando la frammentazione del satellite a 78 km di quota, alcuni componenti di dimensioni variabili, non avendo subito la totale disintegrazione dovuta al rientro negli strati più densi della nostra atmosfera, potrebbero raggiungere il suolo terrestre dopo aver percorso un arco di 800 km, interessando anche il territorio italiano. L'eventuale impatto avverrà lungo la verticale locale.
Le previsioni di rientro, precisa la Protezione civile, sono soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento del satellite stesso rispetto all'orientamento che assumerà nello spazio e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché alle conseguenze sulla materia dell'attività solare. Il Comitato Operativo convocato dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, sarà riunito in seduta permanente fino al cessato allarme, sia per analizzare gli scenari che per prendere le dovute decisioni in tempo reale. Inoltre, è stata definita una struttura tecnica di supporto al comitato operativo costituita da esperti del dipartimento della protezione civile, Asi, Forze Armate, Vigili del Fuoco, Ispra, Enav, con il compito di monitorare l'evoluzione della situazione e fornire le corrette informazioni scientifiche al Comitato Operativo. Ancora, nelle regioni interessate si stanno costituendo dei Centri di coordinamento che coinvolgono le strutture e i soggetti interessati.
La protezione civile precisa che eventi di questo tipo e casi reali di impatto sulla Terra, e in particolare sulla terraferma, sono "assai rari". Per questo, non esistono comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale da adottare a fronte di questa tipologia di eventi. Tuttavia, è possibile fornire, "pur nell'incertezza connessa alla molteplicità delle variabili", alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di autoprotezione qualora si trovi, nel corso degli intervalli temporali di interesse per l'Italia, nei territori potenzialmente esposti all'impatto. Innanzitutto, visto che è poco probabile che i frammenti causino il crollo di strutture, sono da scegliere i luoghi chiusi. Ancora, visto che i frammenti, impattando sui tetti degli edifici, potrebbero causare danni, perforando i tetti e i solai sottostanti, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici. Infine, all'interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell'eventuale impatto sono i vani delle porte inserite nei muri portanti.