IL FUTURO DI FACEBOOK - Ecco perché Facebook rischia una class action di portata nazionale
Ecco perché Facebook rischia una class action di portata nazionale Facebook seguirebbe i movimenti dei suoi utenti anche quando questi non sono più loggati sul portale. A leggere le ragioni dell’azione legale che gli studi
Murphy P.A e
Girard Gibbs LLP hanno depositato in questi giorni,
Facebook viene dipinto come una sorta di Grande Fratello orwelliano che non solo ti spia quando bazzichi in casa sua, ma anche quando abbandoni la piattaforma per navigare altrove. Negli scorsi mesi l’azienda di
Mark Zuckerberg si era già trovata a fronteggiare simili accuse, ma questa volta l’azione legale rischia di prendere la forma di una
class action di portata nazionale.
Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg Lo scorso novembre, per la prima volta,
Facebook aveva rivelato dettagli sulle modalità attraverso cui traccia l’attività degli internauti che si trovano a visitare le sue pagine. A quanto pare, il sito di
Menlo Park sfrutta due diversi tipi di cookie, a seconda che l’utente sia o meno registrato al servizio. Quando un utente visita per la prima volta
facebook.com il sito inserisce un tipo di cookie, se poi l’utente si registra riceve un altro tipo di cookie. Questi cookie tengono traccia di ogni altro sito visitato dal navigante, posto che contenga un pulsante
Like o qualsiasi tipo di altro plugin Facebook (vi sfido a trovarne uno che non li ha).
Quest’ultimo particolare è ritenuto da molti in esplicita contraddizione con quanto scritto nella privacy policy del social-network, che invece garantisce che l’attività degli utenti non viene tracciata una volta che questi fanno log-out. Facebook viene inoltre accusato di stare violando leggi come il
Federal Wiretap Act, il
California Internet Privacy Requirements Act e il
California Unfair Competition Law.
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Siamo stufi marci di come le grandi compagnie abusino la privacy dei consumatori” ha dichiarato l’avvocato
Billy Murphy, della Murphy P.A. “
Le tue informazioni riguardanti i tuo comportamento personale e privato non dovrebbero essere a disposizione di chi ci vuole ricavare del denaro.”
L’azione legale va ad aggiungersi ad altre
10 cause provenienti da 10 diversi stati americani, e altre 9 potrebbero presto aggiungersi alla lista. Quello dello user-tracking è un problema che interessa diversi pezzi da novanta del
Web 2.0, ma che trova in Facebook l’attore più ubiquo (800 milioni di utenti registrati non son noccioline).
“
Sono finiti i tempi in cui gli online service provider potevano calpestare il diritto alla privacy dei propri utenti” aggiunge in proposito Murphy “
Le compagnie commerciali come Facebook devono capire che il pubblico è sempre più preoccupato per la sua privacy.”
E ha ragione, un recente sondaggio ha dimostrato che il 70% degli utenti Facebook (e il 53% degli utenti Google) sono preoccupati per il modo in cui questi servizi gestiscono la questione privacy.
In attesa di capire che tipo di seguito avranno queste azioni legali, la Rete e i cittadini si stanno mobilitando per far pressione sui siti più potenti della Rete affinché diano agli utenti la possibilità di disabilitare il tracciamento automatico della loro attività in Rete.
Esattamente un anno fa, il Congresso USA aveva ricevuto una proposta di legge chiamata
Do Not Track Me Online Act. Oggi è arrivata la notizia che Google avrebbe intenzione di inserire una funzionalità Do Not Track in un prossimo aggiornamento di
Chrome.